giovedì 7 aprile 2011
Riprese ricerche in mare. Bagarre alla Camera Maroni: da gennaio 390 sbarchi, 25.800 arrivi. Cartello Idv: 'Assassino'. Di Pietro si scusa
Riprese nel Canale di Sicilia le ricerche dei dispersi del naufragio dell'altra notte, quando a 39 miglia da Lampedusa si è rovesciato un barcone con 300 migranti. Riferendo alla Camera, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, spiega che da gennaio ci sono stati 390 sbarchi e 25.800 arrivi. Oggi, annuncia, il decreto con la concessione del permesso di soggiorno temporaneo a chi è giunto in Italia, documento che 'consentira' di circolare nei Paesi dell' area Schengen'.
Nella sua informativa, Maroni sollecita l'adozione da parte dell'Ue di accordi bilaterali con i paesi nordafricani per non lasciare soli i paesi rivieraschi.
Bagarre in Aula per un cartello 'Maroni assassino' esposto dall' Idv Zazzera: Pd si dissocia, Di Pietro si scusa a nome del gruppo.
RIPRESE LE RICERCHE - Sono riprese all'alba nel Canale di Sicilia le ricerche dei dispersi del naufragio di ieri notte, quando a 39 miglia da Lampedusa si è rovesciato un barcone con a bordo circa 300 migranti, di cui solo 53 sono stati salvati. In mare sono usciti una motovedetta della Guardia costiera, un pattugliatore navale maltese e in volo si alternano due aerei della Capitaneria di porto. Più tardi si alzeranno in volo anche un elicottero e un aereo della Guardia di finanza.
Intanto, è rientrata a Lampedusa la nave Flaminia, che ieri aveva raggiunto l'area in cui si è consumata la tragedia per contribuire alle ricerche degli eventuali superstiti. Ma le speranze di ritrovare qualcuno ancora in vita sono ridotte al lumicino. "Non bisogna comunque lasciare nulla di intentato - dice il comandante della Guardia costiera, Pietro Carosia - la nostra speranza è sempre quella di trovare un naufrago, magari aggrappato ad un pezzo del relitto". Non è cominciato per ora invece il recupero dei cadaveri e, fanno sapere alla Capitaneria di porto, si attendono già in mattinata disposizioni per iniziare le operazioni.
MARONI, 390 SBARCHI E 25.800 ARRIVI DA GENNAIO - Dall'1 gennaio ad oggi ci sono stati 390 sbarchi in Italia con complessive 25.867 persone arrivate, di cui 23.352 sulle isole pelagie: circa 21 mila i sedicenti tunisini provenienti dall'area sud, nei porti di Djerba e Zarzis. Dalla Libia sono giunti 10 natanti e 2.300 migranti, quasi tutti somali o eritrei. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso di un'informativa alla Camera.
Il naufragio del barcone nella notte di ieri "é avvenuto in acque maltesi, ma le autorità di quel Paese hanno chiesto il nostro intervento e lo abbiamo fatto subito". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso di un'informativa alla Camera, sottolineando che in passato c'é stata "una forte disputa tra autorità maltesi e italiane. E' un problema che rimane aperto".
Si stanno intensificando le partenze di migranti dalle coste libiche: "ci sono segnali di ripresa che ci fanno pensare che possa intensificarsi il flusso di persone provenienti da paesi subsahariani, che fuggono da guerre e terribili condizioni umane e possono esser ricomprese nella categoria dei profughi", ha detto il ministro.
Sarà concesso un permesso di soggiorno temporaneo ai migranti che hanno rappresentato l'intenzione di andare in un altro Paese europeo "e sono la stragrande maggioranza". Ha aggiunto Maroni.
OLTRE 250 MORTI IN NAUFRAGIO LAMPEDUSA
dell'inviato Francesco Terracina
E' notte fonda nel Canale di Sicilia ed è tempo di morire: in 300, forse di più, fanno naufragio a 39 miglia dalla costa di Lampedusa quando sono circa le due. La Guardia costiera ne salva 50, un peschereccio ne prende a bordo 3: tra loro due donne, una incinta all'ottavo mese. Gli altri sono ancora lì, corpi sbattuti tra le onde che raggiungono 4 metri. Non doveva finire così la storia di questi profughi partiti dal porto libico di Zuwarah. Il mare era l'ultima tappa di un viaggio cominciato dall'Africa sub-sahariana e durato mesi, se non anni. E invece la loro barca, un legno di 13 metri, non ha retto. Quando a bordo hanno visto il mare gonfiarsi, gli immigrati hanno capito che era finita. Da un telefono satellitare hanno chiamato le autorità di Malta - competente per i soccorsi in quell'area - che hanno comunicato l'emergenza ai colleghi italiani. Due motovedette della Guardia costiera sono subito salpate, mentre l'area veniva monitorata da elicotteri e aerei.
Giunti sul posto, gli uomini della Capitaneria di porto hanno tentato di "agganciare" la carretta senza più governo, che già imbarcava acqua, lanciando una cima. A bordo il peso si è squilibrato, la barca si è piegata su un fianco e rovesciata. Così si è compiuta la tragedia. La sommaria dinamica è quella ricostruita dai sopravvissuti, arrivati intorno alle 11, su due mootovedette, al molo Favaloro di Lampedusa, dove sono stati avvolti in coperte termiche e alcuni accompagnati al poliambulatorio dell'isola. Il racconto dei soccorritori è ancora più agghiacciante: "Uomini, donne e bambini cadevano dalla barca e andavano giù come piombo. Un inferno. Alcuni sopravvissuti li abbiamo presi per i capelli". Non è servito lanciare zattere e salvagenti in acqua, tutto è accaduto in un attimo. Da quanto si apprende, le indicazioni riferite dai naufraghi ai maltesi sarebbero state sommariamente girate alle autorità italiane. Il contenuto delle comunicazioni non avrebbe lasciato presagire che si trattava di una emergenza così grave. Solo quando i soccorritori sono arrivati sul posto hanno visto che lo scafo aveva una falla. Le ricerche di altri sopravvissuti sono state sospese con il buio, dopo che sono andate avanti per tutto il giorno, con l'ausilio della nave "Flaminia" che stamane era in rada a Lampedusa, in attesa di trasferire i migranti del centro d'accoglienza, e alla quale adesso spetterà il triste compito di imbarcare cadaveri. Le speranze di trovare vivo qualcuno sono al lumicino.
Il racconto fatto dall'equipaggio di un elicottero della Guardia di finanza dà la dimensione della sciagura: "Abbiamo visto decine di corpi galleggiare a gruppi, e comparandone le dimensioni abbiamo capito che in mare c'erano anche bambini. Speravamo che qualcuno agitasse una mano. Non è accaduto". Però è successo che poco prima delle 14 arrivasse in porto un peschereccio di Mazara del Vallo, il "Cartagine". A bordo aveva tre sopravvissuti, salvati nel buio. Il comandante, Francesco Rifiorito, ha raccontato di aver ricevuto l'allarme dalla Guardia costiera intorno alle due, quando stava effettuando una battuta di pesca a dieci miglia dal luogo del disastro. Ha tirato su le reti e invertito la rotta. "Non si vedeva nulla - ricorda - si sentivano solo urla. Sono state le grida a guidarci in un punto dove abbiamo lanciato le cime alle quali tre naufraghi si sono aggrappati. Un altro comandante guarda sconsolato il mare: è Antonio Morana, che a Lampedusa guida la Capitaneria di porto. Di gente ne ha salvata. "Non si fa - dice - Non si mandano queste persone a morire così". E azzarda l'ipotesi che ormai i mercanti di uomini abbiano ridotto a zero i loro rischi: su queste barche, spiega, vengono installati dei Gps, programmati su una rotta. I migranti vengono stipati sulle carrette e spinti in mare, in balia delle onde, senza nessun marinaio; al suo posto uno strumento che gracchia.http://ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2011/03/18/visualizza_new.html_1534187903.html
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